TA KAPPADOCIO
NOTTURNA PRATO - BOCCA DI RIO
CIRCA 34,6 KM
DISLIVELLO +1.959,4 / -1.316,2
Percorso : http://www.caipratopodismo.it/Notturna/percorso.html
Questa uscita notturna di 34 km per sentieri non è stata un granchè dal punto di vista della performance cronometrica (per colpa mia, che già non sono un grande atleta, che se poi ci si mette il ginocchino del corridore ad afffliggermi da metà percorso ...) , ma è stata soprattutto un'esperienza bella e importante.
Una di quelle esperienze che se ti dicono che qualcuno l'ha fatta, dici “Che pazzi che sono”. Che se poi pensi sarai tu a farla, dici “Che pazzo che sono”. Che quando la stai facendo ti rendi conto che in fondo non c'è niente di folle, anzi, ti sembra del tutto normale. E forse è proprio perchè sei proprio impazzito, e non te ne rendi conto, ma è bello così!
Ma a parte gli scherzi, non c'è niente di folle in tutto questo: è spirito di avventura, voglia di fare qualcosa di straordinario, vero animo d'atleta.
Il mio compagno d'avventura, l'ideatore di questa “sfida”, Alessio Parauda “Kappadocio”, è un atleta nel fisico e nell'animo, è un ragazzo simpatico e altruista, una persona a cui poter fare affidamento. E' stato un piacere per me poter condividere questa esperienza, e tutta la serata che la preceduta, con lui.
Eccoci alla cronaca.
La serata è iniziata sotto un bel sole e un'aria agitata dal vento, quando verso le 6 e mezza , mi sono incontrato con Alessio “Kappadocio” a Santa Lucia per andare in macchina a Montecuccoli – a metà percorso - a lasciare un rifornimento di acqua e sali. Poi di li abbiamo proseguito per una strada tortuosa fino al Santuario, dove abbiamo lasciato macchina che ci sarebbe servita la mattina dopo per far ritorno a casa. Andandocene, dalla strada in Roncobilaccio abbiamo visto una foschia bianca in vallata, che scenendo, abbiamo scoperto essere un manto di nubi nere, poco rassicuranti ... Siamo tornati a Prato, dove abbiamo mangiato pizza e coca , e poi a chiacchiere s'è fatto le 11, e siamo andati a Santa Lucia dove abbiamo preso una Red Bull al circolo Arci, e dopo al parcheggio di fronte all'anfiteatro dove ci siamo preparati, sotto un forte vento, l'occhio verso le cime coperte delle montagne da spesse e minacciose nubi ... . Ma la cosa non ci spaventava, anzi, ci scherzavamo sopra, ci ispirava ancor più senso di avventura. Ispirava il nostro senso dell'ardimento il dover affrontare anche gli elementi della natura avversi, il farsi più dura l'avventura.
E così siamo partiti, mi sembrava di respirare acqua, salendo per il sentiero sassoso, illuminato dai nostri faretti. Correre in queste condizioni è strano, perchè la tua attenzione è rivolta a quei pochi metri di terreno davanti a te illuminati, non ti rendi conto di nient'altro, non ti accorgi poi di quanta strada hai fatto e né di quella che ti aspetta. E non ci pensi proprio. Un passo dopo l'altro, sul sentiero illuminato. E così abbiamo proseguito, prima brevissima sosta al Crocicchio di Valibona, dove abbiamo dato uno sguardo alla vallata, la città di luci, e il cielo illuminato di arancione, e sopra uno spesso manto scuro di nubi : uno scenario impressionante. Abbiamo proseguito poi sotto una lieve pioggia: che bello vedere le gocce d'acqua illuminate dai faretti frontali mentre si correva...ma è durato ben poco. Poi dirigendosi verso il monte Maggiore siamo stati investiti dal forte vento che ci ha accompagnato per tutto il viaggio. Scollinato il monte maggiore ci siamo fermati per una breve sosta di rifocillazione in un angolino riparato, dal quale assistevamo ai forti lampi che colpivano la zone di Borgo San Lorenzo, e scrutavamo il cielo per capire se queste nubi si allontanavano o meno: per quanto improbabile, ma pur sempre possibile, il pericolo di un fulmine era l'unica cosa ci potesse preoccupare. Quindi siamo arrivati alla sosta di Montecuccoli, dopo tre ore dalla partenza, dove ho chiesto di poterci fermare una mezzoretta, per togliermi gli indumenti bagnati più dal sudore che dalla pioggia, e asciugare un po sotto il windbreaker, bere e mangiare, e riposare un po le gambe, che non sentivo ancora affaticate, ma conoscendomi, sapevo che presto sarebbe potuta arrivare la crisi, quel momento in cui finisci gli zuccheri e il corpo deve iniziare a metabolizzare i grassi. Questo passaggio l'ho poi avvertito, qualche chilometro più in la, ma non mi ha dato fastidio. Il vero problema è stato quando si è presentato quello che potevo prevedere ma speravo non capitasse: che correndo in discesa, si ripresentasse il fastidio del ginocchio del corridore, che piano piano, chilometro dopo chilometro, fino alla fine, ha reso sempre più difficile il mio proseguimento. Mi è dispiaciuto molto, non tanto per me, che comunque ero intenzionato a portare a termine l'impresa, anche strisciando... Mi è dispiaciuto per il fatto che sono stato una “zavorra” per il mio compagno, che avrebbe potuto proseguire correndo per tutto il resto del tragitto ... L'unico sollievo è stato quando al mattino il cielo ha iniziato a illuminarsi, e non occorreva più tenere la lampada accesa per proseguire il cammino, e potevo ammirare la bellezza della foresta che stavamo attraversando, con i suoi colori e i suoni del risveglio. Momenti unici, per i quali valeva la pena aver fatto tutto quel viaggio, quella fatica, resi ancora più belli e unici proprio dallo sforzo compiuto. E così siamo giunti al santuario, io che non riuscivo più a piegare la gamba sinistra, ma soddisfatto, nonostante tutto, anzi, proprio grazie a questo, di essere arrivato.
Kappacodio a Valibona & I miei piedi all'arrivo ....