Sui sentieri del mondo, con le Five Fingers ai piedi!

martedì 28 settembre 2010

I PIONIERI DEL GRAN SASSO, Castel Del Monte, 26.09.2010

Link Web Album http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/PionieriDelGranSasso260910#
Classifica   http://www.parkstrail.it/circuiti.php?idevento1=77

Sveglia alle 5, per iniziare a carburare con calma, senza fretta. Con Alessandra, Marco e Simone, abbiamo dormito in un abitazione di albergo diffuso a Santo Stefano
in Sessanio, antico e particolare borgo, molto curato, che è uscito quasi indenne al terremoto che due anni fa ha devastato i più “moderni” agglomerati urbani della zona. Camminare per i suoi vicoli illuminati ad arte, è un piacevole incanto, tra queste abitazioni fatte di sassi che sembrano un prodotto spontaneo della natura, come fossero cresciute dal colle stesso, le une accanto alle altre, le une sulle altre, alcune dentro altre, in modo armonioso, ma senza geometrico rigore. Solo la torre è crollata su se stessa, a causa del proprio tetto -recentemente ricostruito, non in legno, come anticamente e saggiamente era stata fatto, ma col ben più moderno e redditizio (..per alcuni) cemento ….

Mentre prepariamo la colazione, apriamo le finestre, per assaggiare l'aria: nel cielo si intravedono le stelle, buon segno, visto che il giorno prima aveva piovuto. E' fresco, come dev'essere in questo periodo sopra i mille metri di altitudine. Sul tavolo, te, caffè, biscotti, croissant. Alessandra e Marco, da navigati atleti, mangiano una bella  porzione di riso. Io mi prendo un bello spicchio di crostata all'albicocca che mi ero portato dietro.

E siamo pronti. Ci avviamo in macchina verso Castel del Monte, con il bagliore dell'alba che fa capolino dietro le creste dei monti lontani all'orizzonte. Giungiamo al ritrovo che troviamo già qualche altro trailer, in questo paesino ancora addormentato. Piano piano la piazza inizia a riempirsi e tra saluti, abbracci e gli scatti delle fotocamere, i minuti passano veloci ma senza tensioni, perché questa sarà pure una gara, ma soprattutto è una festa, un ritrovo, un avventura.

Aurelio Michelangeli fa il “countdown” e si parte, in allegria, tra le battute spiritose di Massimo (Guidobaldi) che prende in giro gli altri e se stesso, sulla cena della sera prima.

Si inizia a salire, leggermente, e il gruppo inizia a sfilarsi, lungo il sentiero che si snoda tra i colli dal profilo dolce ma dall'aspetto aspro, secco.



Il fondo del sentiero è composto di sassi, per lunghi tratti piccoli e arrotondati, in altri tratti più grossi e spigolosi. Spazi aperti tutto intorno, col cielo nuvoloso che incombe su di noi, ma mai minaccioso. Soffia un leggero vento che non infastidisce, una maglietta e una giacchetta a vento bastano a coprirsi adeguatamente.

Al 5km si trova il primo ristoro, giungendoci dopo aver superato un dislivello di 250 metri, giungendo al punto più in alto del percorso, circa 1700m slm, dopo di che inizia quella che sarà una lunga ma lieve discesa, che al 15°km ci porterà ad un altitudine di circa 1200metri. Da qui inizia una  tratto in lieve salita di 5 chilometri che ci farà passare poco sotto la bianca Rocca di Calascio, per poi dirigerci, dopo altri 5 km di saliscendi, al borgo Santo Stefano in Sessanio, dopo si trova l'unico Cancello del percorso.


Si prosegue poi attraversando ampi campi, alcuni da pascolo, altri coltivati, fino al 40 km, dove si torna a passare al punto di controllo che avevamo superato,  all'andata, al km 7, ripercorrendo per un paio di km il sentiero fino al punto del ristoro incontrato al km5, quindi si inizia a scendere verso Campo Imperatore, dove termina il  sentiero sassoso, e si prosegue attraversando questo immenso altopiano erboso, delimitato a nord dal Corno , scendendo impercettibilmente fino a raggiungerne l'estremità a nord, che finisce nella “bocca” del canyon, allagata dalle piogge del giorno prima, oltrepassata la quale ci si trova gettati in un altro ambiente, roccioso e  arido, dove il sentiero spesso è sabbioso.




Al km 50 si trova l'ultimo ristoro, pochi metri più avanti si sale quello che è il più ripido, seppur breve, tratto in salita, quasi da scalare, appoggiandosi con le mani, sui sassi. L'ultimo – unico – duro vero sforzo prima di affrontare l'impervia discesa che ci riporta a Castel del Monte.




Percorso lungo ma privo di tratti particolarmente duri e tecnicamente difficili, dal dislivello contenuto e spalmato “dolcemente”, sempre corribile (eccetto quell'ultima salita al 50°km, se non da atleti preparati ad alto livello) , sempre affascinante , soprattutto per chi ama trovarsi in spazi aperti, con lo sguardo che può spingersi lontano, vedere fino dove porta il sentiero.Privo di tratti pericolosi, sempre percorribile anche con gli automezzi di soccorso, con adeguati rifornimenti di liquidi ( questo è un trail in semi-autosufficienza)


Per quanto mi riguarda ho affrontato il percorso con spirito conservativo, con l'obiettivo, non solo di arrivare al traguardo, ma anche di arrivarci in forze, poiché dopo mi avrebbero aspettato quei 500 km in macchina per ritornare a casa, che , sotto un certo punta di vista, sarebbero stati – e lo sono stati- più stancanti della corsa stessa ... Quindi sono partito con molta calma: il cancello di 3h30m al 25°km, considerata la bassa difficoltà in senso altimetrico, era tutto sommato “largo”, persino per uno come me, quindi ho affrontato i primi chilometri correndo lentamente, camminando lungo i brevi tratti in salita, così fino al 5°km, poi correndo -senza mai tirare- fino al cancello, raggiunto in 3h. Dopo di che ho mangiato una barretta, camminando un paio di chilometri per non “impedire” la digestione, poi ho  ripreso a correre, arrivando al 30° km in 3h58, poi un altro “pasto”, quindi al 40°km in 5h30. Sceso a Campo Imperatore, km 42, mi sono reso conto che non correvo più con la schiena dritta, ma
con una postura un po ingobbita: questo è il momento in cui occorre tirare fuori la forza di volontà, più che le energie fisiche, per continuare a correre. Cosa che era nelle mie possibilità, ma che non ho fatto, sempre in prospettiva di avere le energie per il viaggio di ritorno in macchina.. Per cui ho attraversato tutto Campo Imperatore
e il Canyon camminando, riprendendo solo a correre nell'ultimo tratto di discesa che porta a Castel del Monte, ma solo perchè in lontananza, direzione Rocca Calascio, vedevo le nuvole scaricare acqua , e non mi andava di venir raggiunto da quelle nuvole prima di aver oltrepassato il traguardo, dopo 8h e 50min. Stanco, ma non
sofferente. Soddisfatto di come sono riuscito a gestirmi, usando più il cervello che le gambe.


Una doccia , un saluto agli amici che sono stati miei compagni di questo bel fine settimana, e senza nemmeno mangiare , sono ripartito, insieme a Simone, per riaccompagnarlo a casa, soddisfatto anche lui di questa sua prima ultra portata a termine raggiungendo anche lui il proprio obiettivo.








lunedì 13 settembre 2010

ECo Trail Colle San Marco, 12.09.10

Bel percorso, senza particolari difficoltà tecniche, (se non un tratto
di singletrack -breve - in discesa con fondo sassoso, in alcuni punto
molto stretto,  che  ti tirava ad aumentar andatura, perchè
cercare di frenare sarebbe stato peggio ..  )in cui varia molto spesso
tipo di fondo e scenario; in particolare alcuni punti come il sentiero
del Lupo, e l'ultima salita finale, quasi una scalinata, sembravamo
immersi in un atmosfera fiabesca; ed anche alcuni tratti meno coperti,
in vetta al colle, dal fondo sassoso, arido, dal quale si poteva
ammirare, ad est, la figura massiccia e nera dei Monti Sibillini.

Molto
soddisfatto dall'ospitalità ricevuta, della sistemazione per la notte
fornita dall'organizzazione, in locali efficenti e puliti, accoglienti.
Ottima la cena preparata dai "ragazzi", fantastica la crostata fatta in
casa!! e poi, la mattina, la colazione: che bello potersi prendere un
caffè all'alba, proprio davanti al punto di partenza, senza la solita
preoccupazione di doversi fare una trasferta mattutina .. tant'ero
rilassato che non mi andava nemmeno di correre! mi sarei goduto la
giornata semplicemente sdraiato in quell'atmosfera.
E invece sono partito, anzi, ho pure tirato! 
giusto il primo chilometro, forse anche un chilometro e mezzo, per
stare insieme a quelli che corrono più forte di me, e potergli fare
qualche foto che non fosse solamente nei primi metri dalla partenza, ma
lungo i sentieri .
Quindi
ho ripreso la mia solita andatura, l'adagio-gaudente del Malandrino,
fermandomi pure a mangiare le more, quando le ho trovate ai bordi del
sentiero 
E pensavo a tutti quelli che quest'anno non hanno partecipato a
questa gare per correre una gara stradale ad Ascoli.. quanto mi è
dispiaciuto.. per loro! tra cemento e gas di scarico... perdendosi tutti
gli aromi che ti può dare la montagna.... Contenti loro.. 
Con mia sopresa, sono arrivato al traguardo in 2h40min, mia migliore prestazione in un trail su questa distanza, senza aver poi faticato tanto... Mi fa piacere, non tanto per il riscontro cronometrico, ma perchè non mi sono sforzato, non mi sono stancato, perchè stavo bene; sto ritornando ai livelli di salute che avevo raggiunto per a maggio per l'Abbots Way. Ho ritrovato il piacere di correre.
Ottimo il pasta party e molto divertente la premiazione finale.
Grande prova di MiticoJane, sempre sorridente e degli altri ragazzi di Cattolica.
Un
piacere rivedere Marco Marini (il vincitore) e Alessandra Carlini (che
deve ancora asciugarsi le ossa da tutta la pioggia pressa alla CCC...), e
l'aver conosciuto i simpatici ragazzi dell' ASD Avis AScoli Team ,
gruppo di atleti veramente tosti!
Complimenti a Beppe e a tutti quanti per l'organizzazione e la segnaletica sul percorso, efficace.

Ecco le foto http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/TrailColleSanMarco120910#

Ho corso questa gara con le Hoka One One ai piedi: le avevo provate qualche giorno prima, su una distanza che è la metà di questa. Devo dire che un po mi appesantiscono ancora il passo, soprattutto nei tratti di discesa, non riesco ancora a correrci sciolto, devo ancora trovarci confidenza: non si sentono le asperità, non si soffre per i continui "shock" da impatto con fondo irregolare, il che è un bene;  ma mi manca la sensibilità, e ancora la sicurezza dell'appoggio.



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martedì 7 settembre 2010

HOKA ONE ONE





Finalmente ho un paio di HOKA ONE ONE,  acquistate presso KRAKATOA SPORT
Per quanto "ingombranti" non pesano tanto, calzano bene, sono comode.

Bene, per la mia prima uscita con le HOKA ho scelte un percorso breve ma intenso, quello delle 3 Gobbe del Monferrato
http://www.everytrail.com/view_trip.php?trip_id=91901
una piccola skyrace, per quanto riguarda il fondo del sentiero (oggi bagnato, ha piovuto), che non permette mai di trovare un “passo”, dove ogni volta devi stare attento a dove metter i piedi, soprattutto nella discese in singletrack, invase di ciottoli, radici sporgenti, aghi di pino e erba bagnata, nonché rovi!!!

Come lo ho calzate, ho apprezzato subito la comodità e la stabilità che la tomaia da al piede: la linguetta è provvista di occhielli in cui passano i lacci, contribuendo quindi alla stabilità della struttura del mesh, a maglia fine e di spessore molto fino. L'altezza della tomaia, e a sua ampiezza, si sente sotto il piede, e non trasmette il contatto con le asperità, assorbendole come fosse una spugna. Questo mi è risultato un po strano, abituato, come sono negli ultimi tempi, ad indossare le Fivefingers o correre trail con le mie preferite s Helly Hansen Trail Lizard, scarpe minimaliste, poco ammortizzanti ma molto elastiche, reattive.
Quindi sono partito, un po titubante, percorrendo qui trecento metri in piano su sterrato prima di cominciare sa salire.
La prima salita, a freddo, mette a dura prova, è molto intensa. Per la prima volta, salendo, ho avuto la sensazione di sovraccarico al collo del piede: la scarpa, con quella suola così alta, e il battistrada piatto, rigido,senza “ponte” mediano, non è affatto elastica, non mi dava l'appoggio giusto per attaccare il fondo con l'avanpiede, come ultimamente ho imparato a fare grazie all'uso delle fivefinger, (con le quali sto praticando, a piccole dosi, anche sentieri off-road, per rafforzare il piede) ma mi costringeva a posare a terra rollando con tutto il piede, dalla punta al tallone, facendo sì che lo stinco chiudesse di più sul piede nel momento dell'appoggio-carico di spinta. Effetto che, dopo la prima tirata in salita, non si è fatto più risentire: un sovraccarico che non ha avuto conseguenze negative, anzi, uno di quei momenti che se ripetuti, in dosi misurate, potrebbe comunque migliorare certi aspetti della muscolatura, del passo, e anche rafforzare la zona lombare: si, perchè anche li, durante quella salita, si è sentito quel sovraccarico dovuto alla postura conseguente al tipo di appoggio. Questa situazione non si è ripresentato nelle successive due salite, in quanto più brevi.
Durante le discese ho apprezzato la tenuta e la capacità di assorbire, oltre le asperità, anche quegli ”atterraggi” quando ho dovuto saltare un ostacolo, piuttosto che passarci lentamente sopra... Nonostante il fondo bagnato non sono mai scivolato. Ma la poca confidenza con la scarpa, e anche le condizioni bagnate del terreno, non mi hanno permesso di godermi questi tratti come mi capitava di solito.
Nell'unico tratto di discesa corribile, fondo di strada bianca, non sono riuscito a lasciar andare le gambe, a correre “a tutta”, e anche nell'ultimo tratto in piano successivo a questa discesa, non sono riuscito a correre sciolto, ad accelerare, a cambiare ritmo della frequenza o lunghezza del passo: forse sono le mie modeste capacità di runner, ma ho l'impressione che queste scarpe non amino la corsa in pianura.

I lacci sono molto grossi e rigidi, bagnandosi, il nodo, seppur doppio, si è sciolto.

Pe quanto si siano completamente bagnate (sia per contatto con l'erba umida dalla pioggia che invadeva i tratti di single track, sia perchè pioveva sulla seconda gobba , non ho mai avverito una sensazione di piede "inzuppatto".



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domenica 5 settembre 2010

T.A. del Lucente, Borgo a Mozzano (LU), 05.09.10

WebAlbum
http://picasaweb.google.it/116060748355297972605/TADelLucente050910#

Reseconto: Rundiamo, Ant0ni0 ed Io ci siamo trovati a Borgo a Mozzano,
ci siamo avviati attraversando il borgo e abbiamo iniziato a salire lungo la strada , facendo un paio di  di afalto prima di 
raggiungere la bella Rocca, he abbiamo bisitato in lungo e in largo per le sue viuzze che sono teatro anche di gare di mtb, poi di li abbiamo finalmento preso la via 
sterrata, che ci ha portato a superare un bel dislivello, fino al Santuario di Santa Cristina, e di li abbiamo imboccato un bel tratto di singletrack, fino a quando siamo sbucati sulla strada (asfaltata) che ci avrebbe portato a S.Bartolomeo. Fin qui  un percorso
ben segnato dal Cai e anche da frecce e altri segni lasciati per  eventi di MTB che vengono
disputati da queste parti. Sentieri e boschi tenuti bene. Vista l'ora e la
distanza fino a quel momento percorsa, e quella che teoricamente ci spettava da percorrere,
abbiamo deciso di "scendere" e tornare indietro, per essere a
Borgo per l'ora di pranzo. Quindi dopo un tratto di asfalto che ci ha portati a Cune, abbiamo iniziato a tagliare la
via prendendo quei senteiri per trattori che ci hanno fatto attraversare
, in un percorso di trail "selvaggio", bei tratti di boschi, alternati a vigneti e frutteti per
arrivare, senza volerlo, a Borgo, proprio a pochi metri da dove avevamo lascaito
le macchine... Quasi 15km percorsi. Molti i ristori lungo il percorso:
more, mele, pere che ci ha regalato la stagione. E infine un bel
"ristoro" al ristorante il Gecko, proprio di fronte al Ponte del
Diavolo. Per essere stata una prima uscita , improvvisata, in luoghi a noi
sconosciuti, devo dire che è stata un'esperienza positiva, e soprattutto,
la zona ha molti angoli ancora da esplorare. C'è anche il modo,
partendo dalla Rocca , e non da Borgo, di poter eliminare l'asfalto
iniziale...



Antonio e Rundiamo, e sullo sfondo, il Ponte del Diavolo




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venerdì 3 settembre 2010

GLUCOSAMINA & CONDROITINA (+ Acido Ialuronico)

La glucosamina è un composto naturale che l'organismo
ricava dal glucosio.
La glucosamina è necessaria per la produzione di
un'importante famiglia di macromolecole chiamate glicosaminoglicani (GAG).
Con l'invecchiamento, la quantità di glucosamina prodotta
dall' organismo diminuisce. Il risultato è una deficienza di GAG. Allora la
cartilagine e le ossa sfregano uno contro l'altra, danneggiando i giunti e il
liquido sinoviale che li lubrifica diventa acquoso e meno consistente.

La condroitina, appartiene ad una famiglia di polisaccaridi complessi chiamati glicosaminoglicani (GAG).


I GAG sono formalmente conosciuti come mucopolisaccaridi e, nella forma
di proteoglicani, rappresentano la sostanza di base della matrice
extra-cellulare del tessuto connettivo. La condroitina solfato si trova
naturalmente nell'organismo umano nella cartilagine, nelle ossa, nella
cornea, nella pelle e nelle pareti delle arterie.
La condroitina viene prodotta naturalmente dall'organismo degli animali a
sangue caldo, dove è un importante mattone portante nella costruzione
della cartilagine articolare. La condroitina può aiutare a costruire il
tessuto cartilagineo, procurando alla cartilagine spessore e donandogli
l'effetto di cuscinetto.

L'integrazione nutrizionale di glucosamina in combinazione con la
condroitina,  porta beneficio
ai tessuti connettivi.
La codroitina solfato, insieme all'acido ialuronico, è vitale per la
struttura e la funzione della cartilagine articolare, poiché è il
principale aggrecane (una forma di proteoglicani aggregati della
condroitina solfato presenti nella cartilagine articolare). Condroitina e
acido ialuronico conferiscono alla cartilagine proprietà di
assorbimento degli shock, fornendole una pressione gonfiante che viene
mantenuta sotto controllo dalle forze tensive delle fibre di collagene.
Questo equilibrio conferisce alla cartilagine articolare la resistenza
deformabile necessaria alla sua funzione. L'acido ialuronico, che si
trova nel liquido sinoviale, ha anche proprietà di lubrificante  delle
articolazioni. Insieme aiutano a promuovere e mantenere la struttura e la funzione della
cartilagine, alleviare il dolore collegato all'osteoartrite e ad agire
come antinfiammatorio.
Il meccanismo d'azione di queste sostanze non è ben chiaro; comunque, si
ipotizza che agiscano inibendo gli enzimi lisosomiali (enzimi che
distruggono la cartilagine) e stimolino la sintesi dei proteoglicani.

Se dovessimo paragonarli ai
classici antinfiammatori non steroidei (FANS) queste sostanze
presentano degli indiscussi vantaggi, dal momento che hanno la stessa
efficacia dei FANS, ma una tossicità molto bassa; inoltre alcuni studi
suggeriscono come gli effetti della glucosammina e condroitina solfato
persistano per un periodo si 4 settimane dopo la sospensione della
somministrazione.



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mercoledì 1 settembre 2010

ABBIGLIAMENTO ESTIVO : TOP (TEE SHIRT & VEST)

Siamo ormai quasi giunti alla fine di questa estate che, tutto sommato, non è stata poi così tanto calda. E forse, proprio per non aver dovuto resistere a lungo alla sofferenze della canicola, mi è sembrata molto breve....
Questa è la mia seconda estate da podista, e ,  per la mia curiosità, in queste due stagioni ho avuto modo di provare diversi capi di abbigliamento, soprattutto tee-shirt, di varie marche, traendo sensaszioni differenti , spesso difficili da descrivere.
Di seguito stilo una classifica delle mie preferenze.
Di ognuno di questi capi ho sempre preso taglia L, ecceto per la Kalenji, taglie XL.
PS: consiglio di adottare, in estate, maglie bianche, non tanto perchè "attirano" meno il sole, diminuendo cos' il riscaldamente; quanto perchè si notano di meno le chiazze di sudore, e, a livello psicologico, questo aiuta: una minor auto-rappresentazione della "sofferenza" alleggerisce psicologicamente il senso dello sforzo.



1° POSTO : HELLY HANSEN COOL SS , maglietta leggermente elasticizzata, veste normale, è molto morbida e traspirante, non tende ad appiccicarsi alla pelle in presenza di sudore, dà sempre una sensazione di ariosità e freschezza anche in clima molto umido. Nessun problema di irritazione ai capezzoli





2° POSTO : RAIDLIGHT TECH TEE , molto elasticizzata, forse un po troppo "attillata", si comporta bene in presenza di sudore, buona la traspirabilità. Dopo un paio di ore, i capezzoli tendono ad irritarsi ..




3° POSTO : ODLO ASTI , veste attillata,  ma è molto aperta e traspirante, tessuto differenziato fronte-retro; anche dopo un paio di ore di attività non irrita per sfregamento sotto i bracci




4° POSTO : DOMYOS COMPRESSION, maglia compressiva, ho iniziato ad usarla in inverno come strato base sotto giacca a vento o persino felpa, ma mi ci sono trovato bene anche usandola da sola, anche se completamente bagnata di sudore, non ho mai avuto sensazione di poca traspirabilità; mai irritante.






5° POSTO : ADIDAS SUPERNOVA, tessuto  leggero, morbido,
piacevole al tatto, con zone a traspirabilità variabile, soprattutto
sulla schiena, veste larga. Ottima soprattutto con clima temperato; con clima arido e umido, con abbondante sudorazione, tende a "soffocare" la zone delle braccia... Dopo un paio d'ore i capezzoli  tendono ad irritarsi.




5° POSTO: ADIDAS RESPONSE, tessuto leggero e molto traforato, veste ampia, adatta a clima arido, ma tende ad incollarsi alla pelle con l'umidità.






7° POSTO : BROOKS PODIUM, molto traforata ma un po pesante, e, nonostante questo, il tessuto è "fragile", tende a smagliarsi... col sudore si attacca alla pelle




8° POSTO : BROOKS EQUILIBRIUM, maglia bella,  leggera e piacevole al tatto, non è fatta di tessuto traforato, non è adatta a climi caldi, si inzuppa completamente di sudore, incollandosi addosso.. più adatta a temperature medio-basse, e con poca umidità



9° POSTO: KALENJI DEFUZ, per quanto traforata, non è tanto traspirante, male soprattutto quando c'è già clima umido, senza nemmeno correre, da una sensazione di soffocamento, appicicaticcio...