Sui sentieri del mondo, con le Five Fingers ai piedi!

sabato 29 maggio 2010

100km del Passatore, 29 Maggio 2010

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Oggi, da P.zza della Signoria in Firenze, è partita questa storica gara podistica, 100km di asfalto per arrivare a Faenza. A parte il fatto che questo tipo di gare - su asflato - non sia di mio gusto, è sempre bello vedere e percepire quella tipica atmosfera che si crea quando degli uomini e donne si pongono davanti a un "impresa."
In questo momento staranno ancora correndo, di strada ne hanno da fare, per cui "Forza ragazzi!"



domenica 23 maggio 2010

Trail dei Monti Lucretili, 23 Maggio 2010

Web Album http://picasaweb.google.it/CorriGaggioCorri/TrailMontiLucretili23Maggio2010#

Sveglia alle 3:40, per ritrovarsi con Rundiamo alle 4:30 pere dirigersi a Vicovaro (Rm), 300km per partecipare a un evento trail del circuito "Parks Trail" organizzato da "Atletica Vicovaro" .. una levataccia ... ma ne è valsa la pena!
Ero a conoscenza della bellezza dei colli romani, ma non immaginavo di immergermi in un percorso così intenso, duro, nei primi chilometri di salita, in un sentiero sottobosco praticato dai daini e dagli altri animali selvatici della riserva, che in pochi chilometri ci ha fatto risalire 500metri, per portarci sulla vetta dove, per quanto il terreno fosse molto roccioso, era ricca di vegatazione.



Da li siamo scesi giù nel sottobosco, una bella discesa che ci ha portati fino alla piazza del paese e di li di nuovo una breve salita che ci portava al ristoro del 12km da dove poi il percorso proseguiva fino al traguardo  lungo un falso piano e molta divertente discesa :-)





domenica 9 maggio 2010

"Trail della Scopa", al 26° Da Piazza a Piazza. 8 Maggio 2010

Sono partito a mezzogiorno, nel mio ruolo di “scopa”, con uno zaino stracarico sulle spalle. Essendo l'ultima scopa ho pensato a portarmi qualcosa di extra per gestire un eventuale emergenza o ritardo : riserva idrica di 2L, più due bottiglie di sali da 0.5L; un kit di emergenza medico, il fischietto, due teli di sopravvivenza, due giacche a vento, due lampade frontali, (e due confezioni di pile di riserva), barrette energetiche (oltre quelle previste per gestire in autosufficienza il mio cammino) e cambio di vestiti. Il tutto alla bilancia risultava pesare 7.8kg...

Oggi le mie spalle ne risentono...

Beh, devo ammettere che al mattino non mi sentivo nel pieno delle forze, risentivo ancora dello sforzo weekend precedente, all'Abbots Way..

Qualche centinaio di metri sull'asfalto, poi si prende il sentiero, e trovo questo dono-augurio  fatto dai ragazzi del gruppo "Come on!"


Ho affrontato il percorso con il passo "saggio" di chi affronta una ultra, come ho potuto imparare "correndo" un po di km insieme a quei ragazzi che all'Abbots affrontavano i 125km. Passo in salita, corsetta in piano ed anche in discesa, senza mai forzare, per non accelerare troppo le pulsazioni cardiache, evitando così di bruciare inutilmente scorte energetiche che mi sarebbero serviti più tardi. Alla salita dello Javello. Un tratto di sentiero che inizia con un amabile pendio che si fa sempre più inclinato, e con un fondo che si fa sempre più "complicato"... Anche camminata, questa salita è molto pesante... ma questa volta non mi ha procurato gli affanni che mi aveva inflitto in precedenti passaggi.. Dopo Javello un po di sentiero corribile al Pian delle Cavallaie, dove ho trovato la pioggia che mi ha accompagnato per un bel pò, fino agli Aquiputoli. Poi sono giunto al Monte Bucciana, che io non ho fatto, come di dovrebbe, seguendo il sentiero tracciato,che lo circonda, ma salendo fino alla sua in cima, come mi era capitato di fare lo scorso anno, per sbaglio...Si farà pure più breve, ma è tanto tanto tanto più dura.... Ho raggiunto il punto più alto di tutto il percorso, poi non è stato facile ridiscendere, anzi... dopodichè c'era la breve ma pur sempre duretta salita del La Pigna, e poi, alle 13:55 sono arrivato al rifugio Pacini, a poco più della metà del percorso, dove ho passato un'oretta mangiando un piatto di pasta e riposando difronte al focolare, ad asciugarmi dalla pioggia presa... ed ero stanco, molto stanco... ho avvisato gli altri per MCs che speravo di arrivare per le 22, poi grazie ad una telefonata ho saputo che alle 20:45 c'era un ultimo autobus per arrivare a valle... se ce la facevo avrei evitato a mia madre di venirmi a prendere... con questo obiettivo, alle 17:10 sono uscito dal rifugio Pacini, ho ripreso a correre per affrontare i 20km rimasti.. e ho sbagliato sentiero, mentre cercavo di telefonare a mia madre per avvisarla di questa possibilità... ho preso il sentiero dei Carbonai, invece di quello accanto che porta al poggio dei Ciliegi, e quando mi sono ritrovato davanti un tratto strada asfaltata che non ricordavo di aver mai attraversato, sono ritornato indietro... è stato allora che da un cespuglio a pochi metri da me ho sentito dei rumori, ho visto le foglie agitarsi, ho pensato fosse un cinghiale, mi sono impaurito... e invece ho visto uscire fuori un daino... che sollievo! che creatura: alta, slanciata, bella... ha allungato il collo verso di me, ha inclinato la testa e il muso per squadrarmi bene... io stavo fermo, avrei voluto prendere la macchina fotografico che pochi minuti prima avevo chiuso nelle zaino... ma ho preferito rimanere li a guardarla, senza perdermi un momento di quell'incontro. L'ho visto andarsene lentamente, e io ho ripreso il mio cammino verso le due salite pese che mi aspettavano, quella dello Zucca e poi le Scalette.

Ho tirato più che potevo...alla salita dello Zucca non sentivo più i polpacci..ma ogni volta che la faccio, mi sembra sempre più corta, il che significa che ogni volta che la faccio sono più forte dell'ultima volta che l'ho percorsa. Arrivato sulla cima della zucca, mi sono fermato a prender fiato, e mentre ero piegato sulle ginocchia, ho visto i raggi del sole infiltrarsi tra gli arbusti degli alberi e inondare il sottobosco nebbioso di bianca luce!!! allungavo le mani in mezzo a quei raggi, per farmi accarezzare

Un paio di minuti e ho ripreso a scendere. Nel tratto di sentiero all'aperto fangoso stretto e molto inclinato, sono scivolato, cadendo con tutto il peso sulla tibia della gamba destra.. per un attimo ho temuto di rompermi le ossa...

Pochi chilometri di discesa fangosa e rischiosa, sono arrivato al Tabernacolo di Gavigno, una fermata per una preghiera, e via verso le Scalette, dove ho raggiunto lo stato in cui non sentivo più le gambe... non riuscivo ad andare avanti, o meglio, andavo avanti ciondolando il mio peso da una gamba all'altra , allo stesso modo di quelle donne anziane più larghe che alte che ritornano a piedi dall'aver fatto la spesa con un paio di borse per braccio... mi facevo pietà... mi sono sentito veramente a terra, desolato...guardavo il panorama attorno.. poi ho guardato indietro, a tutta la strada percorsa, fino ai primi metri del cammino, e mi sono ricordato di quello striscione lasciato dai ragazzi del gruppo "come on".. al fatto che delle persone abbiamo dedicato parte della loro vita per lanciare un messaggio d'augurio al prossimo che si avviava verso un lungo duro cammino... non potevo non onorare quest'opera, la loro opera, fermandomi, arrendendomi al pensiero di non raggiungere il mio obiettivo, e ho ripreso a correre, piano piano, sempre di più, tirando le gambe dietro il mio orgoglio. E più andavo avanti più vedermi andare avanti mi restituiva le energie per proseguire, e sentivo il mio animo alleggerirsi. E sono andato avanti, per quelle discese di sassi scivolosi, di fanghi a volte viscidi a volte sabbiosi, saltando da una sponda all'altra del sentiero nelle ripide curve, o aggrappando agli alberi per non scivolare...

E un paio di volte ci sono riuscito, a scivolare, nello stesso tratto di discesa dove era stata stoccata la legna , stroncandomi leggermente la caviglia, ma, per fortuna, a un chilometro dall'arrivo, da percorrere su strada asfalta. Ma quando a un certo punto ho visto le fascette segnalare di deviare dalla strada per il sentiero, ero contento "finalmente hanno trovato la via per non farci percorrere tutto questo asfalto!!", e così sono sceso, ho attraversato il ruscello di acqua gelata bagnandomi fino alle ginocchia.. al che ho iniziato a pensare che fosse strano che ci facessero fare una via del genere: questa non è una gara trail , ma una camminata per tutti ... e poi ho visto i cartelli che segnalavano il percorso: erano quelli della gara di mountain bike .. cosi ho riguadato il ruscello e sono ritornato sulla strada asfaltata

A parte questo breve contrattempo, ce l'ho fatta: alle 20:10 sono arrivato, ben prima di quanto potessi aspettarmi... L'anno scorso, con meno carico sulle spalle, ci misi molto di più...

Avere una motivazione incide molto sulla resa psico-fisica, sia per quanto riguarda una prestazione atletica, sia per quanto riguarda anche la "guarigione" da infortuni.

E soprattutto in questo caso, per facilitare il recupero, bisogna stare sempre attenti a voler guarire non tanto perchè motivati dal raggiungere qualche altro scopo, ma perchè motivati dal l'obiettivo di ritornare in salute.

Passare tutto quel tempo da solo, mettere in pratica le cose imparate in gare precedenti, da atleti più esperti e intelligenti di me, ascoltare il mio corpo durante la corsa... l'esperienza di ieri è stata molto importante.

Al traguardo, ne avevo ancora... si, avrei potuto correre un altro po!!!

martedì 4 maggio 2010

The Abbots Way Ultra Trail, 125km con 5500m D+ , Pontremoli-Bardi-Bobbio, 1&2 Maggio 2010

Foto
http://picasaweb.google.it/CorriGaggioCorri/TheAbbotsWay201002#

L'Abbots Way non è una “gara” di trail running.
L'Abbots Way è un “cammino” , per i sentieri dell'Appennino Tosco-Emiliano, per molti e lunghi tratti anche su asfalto, su quella via, la Francigena, che un tempo era la via percorsa dai pellegrini per raggiungere la Città Santa.
Dico un “cammino” perchè questa non è solamente una corsa.
L'evento prevede diverse formule, per i partecipanti, per affrontare questo percorso: un'unica tappa di 125km; oppure in due tappe, in due giorni; ed infinte la formula a staffetta, fatta da un Twin Team, due persone che percorrono, in due giorni, 30km ciascuno. Ed è questa la formula che rende speciale quest'evento. Due corridori che vivono questi giorni insieme, si “rincorrono” l'un verso l'altro, si aspettano a vicenda, e si scambiano un abbraccio ad ogni incontro lungo il cammino. E tutti gli altri, che vivono questa “formula”, comprendono e rivivono questo sentimento guardando quanto vivono le altre coppie.
All'interno della coppia, si crea un sentimento di solidarietà; e questa solidarietà si espande oltre la coppia, verso tutte le altre coppie, e per ogni singolo corridore che arriva al traguardo e viene salutato con un applauso, con un incitazione, con una birra fresca.


Twin Team : Cinzia Bertasa & Federica Budoni



Per questo non definirei l'Abbots Way semplicemente e “ristrettamente” una gara, ma la possibilità un cammino evolutivo interiore. Un momento sacro, in cui le persone superano la propria individualità.

Sono state belle le Parole di Don Lorenzo, salito sul palco dopo la spettacolare e poetica introduzione di Alex Geronazzo, e prima del Briefing tenuto dagli organizzatori all'interno del Teatro di Pontremoli.
Don Lorenzo ha raccontato un aneddoto di alcuni turisti che si erano recati sul luogo dove un tempo di trovava la chiesa di San Colombano, rimanendo delusi dal non trovarla più, rasa al suolo per farci passare una strada. Di fronte al loro scontento, Don Lorenzo ha ricordato che il Cristo non si trova nelle chiese, ma dentro noi stessi, dentro gli uomini, e le strade uniscono gli uomini, uniscono al Cristo interiore, alla nostra Umanità. D'altronde, se non sbaglio, Gesù il Cristo disse di essere Figlio dell'Uomo. E' il volto di se stesso, di tutti gli uomini, dell'Uomo, che Dante vede, al termine del suo cammino..
Diceva Rousseau che un uomo da solo, è nessuno. Perchè solo insieme possiamo andare avanti, perchè dipendiamo gli uni dagli altri non solo per quanto riguarda i bisogni materiali, ma anche per definire la nostra identità, quel che siamo, la nostra direzione.

Il Briefing, presentato dagli organizzatori, Elio e Armando, è stato semplice e chiaro: tutte le informazioni possibili erano state già fornite tramite internet, inclusa una completa e minuziosa descrizione del tragitto, e cartine del percorso dettagliate, quasi in scala 1:1 … Di cui non ci sarebbe bisogno, visto che lungo il tragitto (almeno per le due tappe da me percorse) le segnalazioni tramite frecce disegnate sul terreno, cartelli e fascette, è stata accurata. Quelle poche volte in cui mi è sorto un dubbio (perchè magari distratto da altri pensieri, durante qui tratti percorsi in solitudine) subito trovavo un segnale a rassicurarmi sulla correttezza della direzione.
I ristori sono stati organizzati bene, in numero giusto e adeguatamente riforniti, distanziati l'uno dall'altro in maniera corretta.


RobyChao al traguardo-ristoro di Bardi, dopo 60km
Tempo sui 125km di 19h42min

Per quanto riguarda il percorso (ho partecipato in Twin Team alla 1 e 4 tappa), ho trovato molta strada; i tratti di sentiero non erano impervi, e brevissimi i punti in cui si era formato il fango causa le piogge dei giorni precedenti. Volendo, in queste condizioni meteo, che fortunatamente ci hanno risparmiato piogge e solebattente, il percorso permetteva l'uso di scarpe da strada, più che scarpe da trail. Non ci sono stati tratti di salita difficili, sia per quanto riguarda la lunghezza che per il dislivello. C'era sempre modo di respirare, riposare il cuore e lasciar andare le gambe. (persino per un atleta di basso livello come me)
Ho adorato percorre il tratto di crinale durante la prima tappa, un single-track di lievi e continui saliscendi su terreno duro e secco, molto divertente, e reso “romantico” dalla presenza della nebbia spinta dal vento. Bella, seppur breve, troppo breve, la pineta dopo il terzo ristoro...E bello e duro il tratto di single-track agli ultimi due chilometri della quarta tappa (duro perchè tecnicamente difficile, ma soprattutto duro per gambe provate dal chilometraggio che lo ha preceduto...)


Single-Track nella nebbia


GeoGeo giunge al suo 100km



nr 100: Giuseppe Marazzi, Co-Vincitore della 125km insieme
Christian Schneider(non ritratto), col tempo di 15h&5min!!!


Considerazioni personali.
Ho partecipato al Twin Team con Rudy. Siamo entrati in contatto sul Forum di Spirito Trail, sempre grazie all'aiuto di Elio. E abbiamo avuto modo di incontrarci alla TCE, un mese fa. Mi ci sono trovato bene, insieme, in quest'avventura: sia per lo spirito comune con cui l'abbiamo affrontata, sia proprio per le sue qualità umane.


Rudy Pelizzari

Mesi fa, quando decisi di partecipare all'AW, come dissi a Duracell al Trail del Poggiolo, il mio obiettivo era di riuscire a percorrere almeno una tappa in meno di 4 ore. Ma “obiettivo” per me non significava tanto un fine da raggiungere, quanto uno stimolo per allenarmi e migliorare.
E così, quando al mattino siamo partiti, non avevo orologi o cronometri al polso, ma la mia fotocamera digitale sempre in mano, pronto a cogliere attimi significativi. Non pensavo a doverci mettere meno di 4 ore. Pensavo solo di correre con piacere.
Sono partito piano, in mezzo a quel gruppo di coloro che dovevano affrontare la tappa da 60km o coloro che se la faceva tutta in un botto. Ho avuto modo di vedere che passo tengono questi temerari, esperti runners delle lunghe distanze, e di imparare dalla loro intelligenza come si gestiscono le energie quando si devono affrontare lunghi sforzi. Mi sono ritrovato in mezzo a quello che Giò62 ha definito o il “gotha” del trail

Considerato il fatto che il mio obiettivo era meno impegnativo, potevo permettermi un passo più veloce, che avevo nella gambe. Ma volevo attingere alla loro saggezza. E almeno fino al primo ristoro, ho tenuto il passo di questo gruppo. Dopodichè ho iniziato a sentire il bisogno di tenere il passo che potevo permettermi senza dover “pigiare” sforzandomi troppo. E così a 7 chilometri circa dall'arrivo, sul ponte in cui mi sono fermato a fare un paio di foto al fiume e alla vallata, ho trovato il Kappadocio che aspettava ChiaroSub lungo il percorso, per fare foto, il quale era meravigliato di vedermi: stavo precedendo Marco, e soprattutto, ero in anticipo rispetto a quanto ci si poteva aspettare da me, visto il ritmo che avevo tenuto in precedenti gare. E continuando a quel ritmo, soffrendo un po per quegli ultimi 4km di asfalto che portavano a Borgotaro, sono arrivato con un tempo di 4ore e 15min! E Rudy, il mio gemello, non era lì ad aspettarmi per partire per la sua tappa: anche lui, come me, si aspettava che ci avrei impiegato almeno una mezzoretta di più! E' stato buffo, ma anche piacevole, l'aver sorpreso un po tutti, compreso me stesso. Non mi sentivo di aver dato il massimo, di aver puntato all'impresa: avevo ottenuto un buon risultato cronometrico, ma, soprattutto, avevo corso bene, sereno. E adesso, sono convinto che se avessi dato il massimo, se non avessi perso tempo a chiacchere con gli altri che incontravo lungo il tragito, e a far foto, avrei potuto impiegarci meno di quattro ore!
Sapevo che un giorno non troppo lontano sarei stato capace di arrivare a questo livello, ma non mi sentivo di esserci già arrivato. E così, conscio di questa mia capacità, ho intrapreso la mia seconda tappa, con l'obiettivo di dare sempre il massimo possibile, vedere fin dove potevo arrivare, conoscere il mio nuovo limite; ed ero in questo senso favorito dal fatto che partivo nella seconda tappa del giorno, a seguito dell'arrivo del mio gemello: correndo in solitudine per gran parte del tempo, non mi sono perso in chiacchere e foto, e così sono riuscito sempre a tenere un bel passo, a forzare solo dove potevo farlo senza sforzarmi inutilmente, conservando le energie che mi sarebbero servite negli ultimi chilometri, ad allontanare l'avvento del mio solito momento di “crisi” , che in queste due giornate non si è mai presentato. E così sono riuscito a correre persino nel single track in discesa nei chilometri finali, dove, per correre, servono “freschezza”, elasticità e reattività. E così ho attraversato il traguardo in 3h50min!